Le vigne aziendali assommano oggi poco più di 16 ettari,
distribuiti su 14 cru e quattro comuni diversi:
la “nostra” Verduno, Barolo, Monforte d’Alba e Roddi.
Le vigne aziendali assommano oggi poco più di 16 ettari,
distribuiti su 14 cru e quattro comuni diversi:
la “nostra” Verduno, Barolo, Monforte d’Alba e Roddi.
I vigneti aziendali fra Verduno, Barolo e le Langhe | Comm. G. B. Burlotto
Di queste 14 vigne, la metà sono celebri menzioni geografiche del Barolo, e la nostra idea è sempre stata quella di dar loro una voce attendibile, secondo la nostra interpretazione della loro più intima vocazione.

Vigne da Barolo
Monvigliero è unanimemente considerato uno dei migliori vigneti della Langa albese.
Le parcelle di nostra proprietà al suo interno sono tre, per complessivi 2,02 ettari, con un’esposizione uniforme a Sud e un’altitudine massima di 300 metri.
Si sono succeduti qui diversi reimpianti, e il patrimonio di oggi annovera una sezione del 1958 accanto ad aree piantate tra il 1987 e il 2015, su portainnesti di vario genere, dal vigoroso Kober 5BB al vecchio Riparia sui terreni meno calcarei, fino al qualitativo 420A. Geologicamente, Monvigliero è un tipico esempio di cru dell’area occidentale del Barolo.
Giace infatti per intero sulle cosiddette “marne di Sant’Agata Fossili laminate”, un complesso di sedimenti fini – un misto di argille, limo e sabbia – a forte componente calcarea e di colore grigio-azzurro, formatosi tra i 7 e gli 11 milioni di anni fa.
L’incidenza di questo terroir sul vino è unanimemente individuata nella soavità gustativa, nella perfetta maturità del tannino, presente ma mai aggressivo, nella finezza estrema del bouquet di profumi e nello straordinario allungo sapido.

Possediamo parcelle, coltivate a Nebbiolo da Barolo, in altre quattro storiche vigne di Verduno.
La vigna detta Neirane guarda verso Ovest; vi abbiamo 1,1 ettari a circa 360 metri di altitudine. Alla stessa altitudine si trovano altre due parcelle, i cru Rocche dell’Olmo (1,25 ettari) e Boscatto (1,13 ettari). Dal punto di vista del terroir, tutte e tre le citate vigne si trovano sulla “formazione di Cassano Spinola”, una struttura di sottosuolo più sfaldata in estate e più compatta in inverno, marnosa e laminata come quella del Monvigliero, ma con minor percentuale di calcare (e quindi pH più basso) ed età geologica inferiore di oltre un milione di anni; anche il patrimonio fossilifero vi risulta diverso.
I tre cru sono atti a vini eleganti, dai colori intensi ma mai saturi, con una certa prestanza tannica; calore e sapidità sono tanto incisivi da fornire ai vini una tipica, nervosa energia. Una rigorosa selezione delle migliori uve di Neirane, Rocche dell’Olmo e Boscatto, insieme a uve provenienti dal Monvigliero, rappresenta l’origine del nostro Barolo Acclivi.
Nel Barolo “annata”, immettiamo anche le uve dell’antico cru detto Breri, una collina a sé stante dalla geologia identica al Monvigliero, con cui confina; vi possediamo una parcella a Nebbiolo di 0,77 ettari che ha una bellissima esposizione verso il pieno Sud.

Nel comune di Barolo, abbiamo una parcella nel cru con la storia più profonda d’Italia: i Cannubi.
Questa vigna ammantata di mito, già nota come potenziale cru da Barolo nel XVIII secolo, si trova al centro dell’areale. Le sue marne argillo-calcaree fanno parte, come quelle del Monvigliero, del gruppo geologico denominato “di Sant’Agata Fossili”, ma in una forma diversa, prettamente sabbiosa. La parcella aziendale, nella zona detta “Cannubi Valletta”, ha estensione di 0,7 ettari, altitudine massima di 280 metri sul livello del mare, ed è stata ripiantata nel 1988 sul portainnesto Kober 5BB, che con il suo vigore funziona ottimamente in un sottosuolo tanto magro.

Il cru detto Castelletto è uno dei più rinomati del comune di Monforte d’Alba.
È l’ultimo a essere stato acquisito dalla nostra famiglia, e dà origine, a partire dalla vendemmia 2018, a un ulteriore etichetta di Barolo da singolo vigneto. La parcella ha estensione di 1,07 ettari, esposizione dolce a Est-Sud-Est, altitudine da 270 a 300 metri; per il Barolo Castelletto ne verrà utilizzata la parte sommitale, dove su una riemersione della “formazione di Lequio” tipica del comune di Serralunga (un singolare sottosuolo a strati alternati di marna argillosa e lenti sabbiose) allignano le viti di Nebbiolo, piantate nel 1973.
Pur in un luogo da sempre noto per donare rossi profondi e piuttosto strutturati, contiamo di esaltare le risorse di delicatezza e di classe dovute all’esposizione del vigneto al sole del mattino, fattore che consideriamo fondamentale per l’interpretazione di un terroir.

Le altre vigne
Le vigne aziendali che contribuiscono ai vini diversi dal Barolo assommano 8,17 ettari. Abbracciano comuni diversi e differenti situazioni di terroir; vi abbiamo piantati Pelaverga piccolo, Barbera, Dolcetto, Nebbiolo, Freisa e Sauvignon Blanc.

La parcella più estesa, che misura 2,95 ettari, è nella storica zona detta Cadìa, lungo la strada che da Verduno raggiunge il comune di Roddi, nel cui territorio si trova il vigneto. È una collina la cui vocazione è nota da secoli; coltiviamo qui Pelaverga (0,32 ha), Barbera (1,7 ha), Dolcetto (0,41 ha) e Freisa (0,52 ha). Le vigne si trovano a 250-280 metri di altitudine; l’area, stupendamente panoramica, presenta la stessa tessitura geologica delle grandi vigne da Barolo della sezione “tortoniana” – comuni di Verduno, Barolo, La Morra, Cherasco e Novello, e parte di Monforte d’Alba – e il riflesso che se ne coglie nei vini è una spontanea attitudine alla morbidezza e alla delicatezza tannica, enfatizzate dalla luminosa esposizione a pieno Sud.
La zona detta Castagna, in comune di Verduno, è a 340 metri di altitudine, e ha caratteri geologici di particolare complessità, trovandosi all’incrocio di matrici diverse (marne di Sant’Agata Fossili, formazione di Cassano Spinola, formazioni gessifere). Vi abbiamo Sauvignon nella parte che guarda Nord-Ovest e Barbera laddove l’esposizione guarda Sud; questa piccola sezione (0,37 ettari) entra nella composizione dell’Aves, mentre le uve di Sauvignon, da una superficie dedicata di 1,46 ettari, contribuiscono ai nostri bianchi Viridis e Dives.
In quest’ultimo entrano anche le uve di un impianto di 0,25 ettari nella zona detta Sotto (gli) Orti, anch’essa a Verduno, a 340 metri di altitudine e sguardo al panorama del Roero, verso Ovest. Un’altra parcella di questo vigneto (0,74 ettari), fornisce il suo contributo di struttura e definizione di profumi al nostro Verduno Pelaverga, nel quale entrano in gioco altre tre parcelle dislocate in luoghi diversi: i già citati Cadìa (a Roddi, 0,32 ha) e Boscatto (a Verduno, 0,88 ha) e mezzo ettaro esatto nella zona di Verduno chiamata Lasagne, esposta a Ovest a 280 metri di altitudine.
Perno (ha 0,25), solo omonima del celeberrimo cru di Monforte, è un’altra nostra piccola vigna di Verduno sulla formazione di Cassano Spinola, da una zona abbastanza bassa e non molto nota, ma perfetta per il Dolcetto, che vi mantiene integrità di frutto e una rinfrescante vena acida, che alla fine vivacizza il vino. Si trova a 250 metri sul livello del mare e guarda verso Ovest.
Infine, L’Urdiä, anch’essa a Verduno; è una delle migliori vigne da Barbera del comune, esprimendo da sempre preziosi valori di profondità, struttura, densità di sapore e varietà di profumi.
Ne ricaviamo uve che entrano nella composizione del Langhe Rosso Mores e della Barbera d’Alba Aves. La parcella – estesa 0,77 ettari e coltivata a Barbera e a Nebbiolo – si trova sulla formazione “di Cassano Spinola”, ossia su marne calcaree laminate, guarda verso Ovest e sale fino a 360 metri sul livello del mare.
In particolare, l’intesa tra la Barbera e questo lembo di Langa è straordinaria: i vini, nel tempo, finiscono per sprigionare aromi tanto apertamente territoriali da essere spesso scambiati, prima di un assaggio che fatalmente ne rivela acidità e delicatezza tannica, per degli elegantissimi Barolo.

